Esperire la Struttura che connette

rhizome

di Francesco Citino

Avrei voluto dedicare un articolo intero al rizoma….quel tipo di pianta le cui radici escono dal loro alveo e tendono verso l’alto germogliando, ramificandosi, sovvertendo la configurazione usuale della pianta. L’individualizzarsi del rizoma, la sua stranezza, ha fatto in modo che esso divenisse un simbolo, o meglio una nuova “mappa” che parlasse di “territori” mai visti prima. In ambito filosofico (Deleuze e Guattari), la configurazione rizomatica è diventata l’antagonista dell’albero, espressione di un ordine gerarchico, da sempre schema mentale ed euristica. In campo psicologico invece avversa il principio per cui il profondo (l’analisi del profondo) è più informativo della superficie, della corporeità e dell’espressione.rizoma

struttura rizomatica

In poche parole il territorio indicato si propone come un nuovo schema di pensiero, come l’abbattimento delle fallacie che privilegiano un ordine gerarchico troppo teso o verso un alto astratto, o verso un principio invisibile, che porti a screditare l’aspetto sensibile della conoscenza.

Tutto ciò, viste le conseguenze, può sembrare collegato alla ricerca dell’urpflanze, la pianta originaria di Goethe.

I contributi che Goethe porta all’estetica, intesa sia come scienza della conoscenza sensibile, che come filosofia dell’arte, hanno come tema centrale una serie di dicotomie, che sono alla base, anche del metodo morfologico (da lui elaborato e usato), nonché di tutta la teoria della conoscenza che dalle sue opere emerge.

La prima dicotomia che tratta, riguarda ciò che in tedesco è denotato con i termini gestalt e bildung. La gestalt è quel tipo di forma che ha reso celebre le classificazioni delle piante di Linneo, suddivise in tassonomie, gerarchizzate per principi di somiglianza e differenza. L’ impianto linneano non convinceva affatto Goethe, in quanto le forme date aprioristicamente come le categorie di Kant, non tenevano conto del movimento che quella forma vive di continuo. Così al concetto di gestalt vi oppone quello di bildung, formazione, termine che tiene conto del processo di costituzione.

La seconda dicotomia che riguarda prevalentemente il mondo dell’arte, è quella tra maniera e stile. La prima riguarda l’opera mimetica, che assume “manieristicamente” i canoni dati, tendendo ad una imitazione formale; l’altra (dalla parte della bildung) riguarda quelle forme d’arte che non solo colgono il processo formale delle arti, ma che spingendo oltre l’evolvere di questo processo creano forme in grado di fornire relazioni di contatto con una funzione conoscitiva profonda che non soltanto sta alla base dell’arte, ma che di essa è il fine ultimo.

La terza contrapposizione, più utile a questa trattazione rispetto alla precedente riguarda l’allegoria e il simbolo. Con allegoria Goethe intendeva il passaggio che vede trasformarsi il fenomeno in concetto e il concetto in immagine; distinto dal simbolo, in cui il concetto si trasforma in idea e questa diventa immagine. A parte che concetto e idea sono, distinti come sono distinti i piani di coscienza in cui l’uomo viene in contatto con essi, ciò che emerge è l’inspiegabilità del simbolo attraverso la discorsività del piano mentale, per cui l’idea che si fa immagine eccede sempre a quest’ultima, irradiando i molteplici sensi, i quali possono essere colti solo attraverso un atto di intuito, un operazione “surmentale”. L’eccedenza dell’idea si da nel simbolo, come un qualcosa di invisibile, legato comunque alla visibilità del simbolo.

Le contrapposizioni dicotomiche, di cui abbiamo parlato, in particolare la prima e la terza, oltre ad illustrarci il metodo morfologico, inquadrano lurpflanze (punto centrale sugli studi naturalistici del Goethe) come non solo la conformazione processuale, il divenire della pianta, ma anche come lo schema di somiglianza fra le singole piante; qualcosa di solo intuibile. Si entra in contatto con quella dimensione invisibile del simbolo.

Lasciamo in sospeso la pianta originaria e torniamo al rizoma, e al perché non ho potuto realizzare un articolo intero su di esso. Il rizoma che pure a mio avviso è portatore di una via per la rivalutazione del sensibile come conoscenza, nonostante le possibili applicazioni in campi pratici (si pensi a Reich o a Lowen), rimane una metafora, ovvero rimane una conoscenza mentale, che rivaluta il sensorio, l’osservazione, e la morfologia. Ma la pianta originaria è qualcosa di più….è una conoscenza radicata nel sensibile, ma non risolta in essa; qualcosa che cerca una via oltre la razionalità (categorica).

Gregory Bateson, nell’introduzione di “Mente e Natura” racconta un episodio di quando era l’insegnante alla “scuola delle belle arti”: per far comprendere, in modo ingenuo, il significato di vita in ambito biologico, sottopose gli studenti all’osservazione di un granchio morto. Questi tramite un analisi ingenua della forma, riscontrarono la presenza di simmetria, di ricorsività di semplice somiglianza fra le parti di cui era composto il crostaceo. Bateson definisce questo come relazioni formali; da ciò emerge una struttura, degli isomorfismi ecc. Gli alunni erano sottoposti, dopo il confronto fra le parti del granchio, ad un confronto fra questo ed un altro crostaceo simile (es. aragosta), e successivamente ad un confronto fra questi e una coppia di animali differenti da questi ma simili fra loro (es. cavallo e uomo). Da tali comparazioni emergevano diversi gradi di connessioni (somiglianze o isomorfismi), al cui vertice c’è una metastruttura, che Bateson chiamava la struttura che connette.

Questa si presenta come una segmentazione, che fa percepire un principio di organizzazione, una crescita nel tempo. È automatico il richiamo alla bildung di Goethe, per quanto riguarda la temporalità, ma risulta altrettanto chiaro il collegamento morfologico fra gli oggetti di natura.

In sintesi la pianta originaria è la struttura che connette: visibile attraverso l’osservazione, e che mette in relazione (qualora si comprendano i nessi occulti) le varie cose.20100603173832!Urpflanze_1

Urpflanz o pianta originaria

La bildung si configura come il programma interno della pianta la cui formazione e metamorfosi avviene sulla base di un solo organo, la foglia, appare quindi non dissimile dal programma di crescita di una ameba o di una stella di mare; e questo non è diverso dal modo di pensare della mente umana (è questa comparazione l’obbiettivo dello scritto di Bateson). La mente umana, spiega Bateson genera significati; tali significati hanno valore solo in funzione di un contesto, così come anche il divenire delle forme di animali e piante sono forme di messaggi aventi il proprio contesto.

La significazione emerge, inoltre, attraverso un collegamento fra parti chiamata pertinenza. Appare così delineata la connessione fra parti, e se ci aggiungiamo intuitivamente la progressione temporale, si delineerà anche per la mente la struttura che connette. 

bibliografia

Goethe_Principii di filosofia zoologica

Franzini_Estetica

Steiner_Le opere scientifiche di Goethe

Steiner_introduzione e note a “Teoria dei colori” di Goethe

Cislaghi_Goethe e Darwin: la filosofia delle forme viventi

Bateson_Mente e Natura

Antonello_La teoria dei colori in Goethe, Kandinski e Klee

Varanini_Goethe: la conoscenza come morfogenesi

Vaccaro_Rizomatica

1 commento


  1. Bell’articolo, mi stimola ad approfondire i concetti riportati.

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