La società della dispersione

 

di Francesco Citino

Società disciplinari e di controllo

Lo studio delle società disciplinari1 – scuola, prigione, caserma – ha evidenziato la microfisica con cui il potere opera. In queste istituzioni, come in quelle che vi sono succedute vi sono degli schemi certi, delle tecniche, delle invarianze diceva Deleuze, con cui il potere esercita se stesso. Nell’articolo “la società del controllo”, Deleuze rintraccia l’emergere di un linguaggio analogico, che lega le società disciplinari a quelle di controllo – impresa, formazione…-; questo linguaggio, che attraversa gli esercizi del potere e i luoghi dove esso si perpetua, innanzitutto mette in relazione le diverse società in modo tale da farne emergere il senso:

È il carcere che serve da modello analogico: la protagonista di Europe 51 può esclamare quando vede degli operai «ho creduto di vedere dei condannati…»”

Si denota così la funzione dei singoli esercizi, l’inquadramento che vogliono esprimere: è come quando Barthes parla dei giocattoli2, il kit del medico piuttosto che quello del meccanico, riporta e prepara il bambino ad un adeguamento sociale, al potere e al suo esercizio. Quindi la fabbrica come la prigione, la scuola come la caserma, la clinica come il confessionale.

Deleuze quindi traccia un continuo fra i modelli analogici disciplinari con quelli di controllo:

come l’impresa rimpiazza la fabbrica, la formazione permanente tende a rimpiazzare la scuola ed il controllo continuo a prendere il posto dell’esame. Questo è il sistema più sicuro per legare la scuola all’impresa”

questi risultavano accomunati dalla gestione dei soggetti attraverso lo spazio e il tempo. La manipolazione di questi due parametri esistenziali, volta a specifiche funzioni e obiettivi totalizzanti.

Quello che nelle società di controllo emerge è una dissoluzione dei confini spaziali e temporali. Il controllo continuo, non si definisce più attraverso i luoghi e i ritmi comuni, ma sconfina in ogni momento ed in ogni luogo.

La trappola

Reich ha studiato la relazione fra corpo e psiche dal punto di vista energetico. Nei suoi studi sono emersi sistematicamente dei blocchi, delle strutture nervoso-muscolari, che nel corpo del soggetto, non permettevano il flusso di energia vitale, provocando chiusure comportamentali, patologie somatiche e disturbi psichiche.

Oltre alle cause ontogenetiche, ci sono precise responsabilità formativo-culturali. È ciò che Reich definisce la trappola. Nella trappola vi sono le aspettative comportamentali, i substrati valoriali e le credenze trasmesse che creano le personalità di facciata, l’adeguamento sociale, le priorità e i desideri. Che in parole povere fanno si che si sacrifichi la propria energia per il sistema; che ci si deformi per dei sogni imposti; che ci si ammali per formazione, per abitudine; e che si perda la possibilità di conoscere se stessi e la natura dell’uomo.

 Dispersione

Reich ci ha illustrato l’aspetto energetico del gioco del potere, la peste emozionale, ovvero la condizione di vita nella trappola, in cui l’emozione e il corpo sono negati o deformati. In generale la situazione energetica studiata da Reich era quella derivante dai processi di castrazione, di negazione ecc… oggi viviamo un’altra dinamica che opera sul nostro corpo energetico. La dispersione. Essa avviene come frutto di tecniche e pratiche proprio come avveniva per le società disciplinari e di controllo. Certo i modi fanno i conti con il progressivo dissolversi dei confini spaziali e temporali.

Innanzitutto la dispersione è quel fenomeno in cui l’energia è controllata in modo da indebolire il soggetto, di tenerlo occupato, da trasformarlo in una vera e propria macchina entropica (ed in questo vi è una differenza con l’uomo disciplinare come aveva già notato da Deleuze3). Economicamente è lo stesso rapporto, con l’asservimento dell’uomo alla produzione, e il suo successivo asservimento al consumo.

Con il passare del tempo la dispersione energetica diviene sempre più dilatata nel tempo. Questo a causa delle accresciute possibilità comunicative e multimediali che sempre più, come protesi, consentono un continuo assorbimento delle nostre funzioni a pornografia, informazione, acquisti, gossip, intrattenimento e altro; generando un contatto diretto fra le nostre funzioni sessuali, subconscie, espressive, comunicative, riflessive ecc….con dei surrogati, massificanti, appiattenti e alquanto controllabili dal potere. Ma al di la di tutto è già questo il gioco del potere…il cedere l’aspetto energetico, la nostra attenzione a tutto ciò, alla protesi.

La materializzazione della noosfera

La mente estesa è un modello che ben spiega tutto questo processo: le attività mentali e non solo (volitive, desideranti,ecc) sono esternalizzate, riprodotte e demandate all’esterno, alla protesi; successivamente queste subiscono una tale distorsione da non poter più esistere fuori dalla protesi. L’esternalizzazione, in quanto fenomeno condiviso e comunicato, forma una noosfera, materializzata, sui supporti protesici, ma non incarnata; anzi che porta i soggetti a svendere la propria esperienza per la sua rappresentazione noematica4; ad annullare la corporeità e l’emotivo, entrando nella trappola.

L’esternalizzazione opera per stigmergia: ovvero la noorsfera così formatasi, ha sempre presenti contenuti desiderabili, anche quando non ne siamo intenzionalmente attratti, generando così dipendenza. Inoltre richiama l’attenzione sempre sugli stessi contenuti operando una chiusura mentale5.

I processi distorsivi delle attività mentali avvengono ad opera del modo innaturale con cui creano vissuti. Come una mutazione si perde la propria individualità cedendo a significati condivisi, ingiustamente universalizzati; si perde il corpo e l’emotivo; si perde la propria integrità.

 

 

 

1L’opera di Foucault, in particolare “Sorvegliare e punire”.

2Roland Barthes_Miti di oggi

3“Uomo delle discipline era un produttore discontinuo di energia, mentre l’uomo del controllo è piuttosto ondulatorio, messo in orbita su un fascio continuo ” tratto da “le società di controllo” di Gilles Deleuze

4Che deriva dalla noosfera