Xylella il caso degli uliveti salentini: una prospettiva storica e sistemica

ulivo_campagna_salento

Premessa: se volete fare qualcosa si pratico tramite internet per la questione Xylella leggete questo documento http://www.benicomuni.org/index.php/26-notizie/notizie-salento/114-fermiamo-l-olocausto-degli-ulivi-del-salento.html

di Vincenzo Spina

Questo articolo è scritto da un pugliese su un blog di un altro pugliese ma sono sicuro che chiunque lo legga, pugliese o non, abbia avuto, almeno una volta un contatto con “lu Salentu”, con la sua cultura e la sua musica.

La musica salentina non è solo pizzica nelle sue variabili di corteggiamento e di sfida, ma è anche nenie, serenate e canti di lavoro. In quest’ultima categoria rientra il canto “Fimmene Fimmene”.

http://it.wikisource.org/wiki/Fimmene_fimmene

brano tagliato https://www.youtube.com/watch?v=IdPkZKLw2zM

traduzione http://forum.fuoriditesta.it/testi-musicali/5933-anonimo-leccese-fimmene-fimmene-con-traduzione.html

Il brano racchiude al suo interno più concetti: lo schiavismo dei potenti (i latifondisti e lo stato) , la situazione della donna, le sfaccettature dell’economia del territorio prettamente agricola. Mi sembra il brano perfetto per descrivere ciò che sta avvenendo in questo periodo nelle campagne salentine.

A distanza di decenni, l’economia salentina, vive ancora, di ciò che si canta nel brano (ad eccezione del Tabacco). Ovviamente molto è dato dal turismo, ma anch’esso si lega alla tradizione agricola del territorio creando un turismo enogastronomico anche attraverso sagre ed altri eventi di promozione dei prodotti locali.

Andiamo per ordine e partiamo proprio dal tabacco .

Il tabacco nel Salento?

La storia del tabacco salentino si può riassumere così.

Il tabacco si coltivava dal XVII secolo nel Salento ma non si fumava, si inalava. Dalla fine del XIX secolo vengono introdotte le varietà tropicali che hanno bisogno di poca acqua. Nello stesso periodo incominciano i monopoli sul tabacco da parte dello stato.

Agli inizi del XX secolo il monopolio diventa tanto rigido quanto foriero di occasioni economiche per i contadini, anche se guadagni e le condizioni di lavoro rimangono sempre da schiavismo.

Nei campi di tabacco ci lavora tutta la famiglia, l’uomo fa i lavori duri sulla terra e la donna si dedica alla raccolta, ma la maggior parte degli introiti vanno ai padroni. La donna da schiava in famiglia diventa schiava del sistema e della “catena di impacchettamento” .

Negli anni del fascismo le “cultivar” più pregiate e meno produttive vengono sostituite da quelle meno sofisticate e più comuni il tutto per delle scelte economiche disincentivanti da parte del regime. Ovviamente per ridurre i costi anche la condizione della “tabacchina” (la donna) peggiorano.

Già prima di queste scelte incominciano i primi moti insurrettivi che culminano nel ’35 con 5 morti in un corteo di tabacchine.

Nel dopoguerra crolla il sistema perché ora, grazie alle sigarette americane, il tabacco forte non piace a nessuno e i cultivar pregiati comunque scarseggiano nella terra salentina .

Nel ’61 la malattia della peronospora distrugge molte piantagioni di tabacco.

Nel 1970 la CEE da la mazzata finale: col trattato di Roma dice basta agli aiuti di stato ai tabacchi italiani.

Una seconda norma fa in modo di deprezzare le varietà salentine perché in esubero ma c’è una contraddizione gigante in questi provvedimenti:

la CEE aiuta tutti gli altri stati CEE con i loro beni garantendo l’importazione/esportazione esclusivamente dagli stessi stati CEE, ma i 2/3 del fabbisogno di tabacco viene importato da paesi fuori CEE.

La storia del tabacco salentino è molto interessante, la trovate tutta qui http://www.academia.edu/10747042/Coltivazione_e_lavorazione_del_tabacco_nel_Salento

Ora si potrebbe aggiungere che un’economia basata sulle sigarette, con meccanismi feudali in epoche di libero mercato, risulti piuttosto effimera, ma ciò sarebbe riduttivo.

Per come la vedo io quello che è successo al tabacco salentino è un attacco provocato dal sistema per paralizzare un’economia.

Il fascismo ha creato uno squilibrio, senza creare un contro-squilibrio, tipo puntare su una economia interna. E non ha mai garantito uno stile di vita adeguato ai contadini. Tutto ciò fu fatto solo per avere un cambio migliore rispetto alla sterlina (la quota novanta).

Poi è entrato il neoliberismo della CEE che però aveva al suo interno grandi contraddizioni come avviene oggi nell’euro. Approfondiremo meglio questi concetti economici magari attraverso altri articoli.

Questa è storia antica, ora il Salento si è ripreso diventando leader dell’enogastronomia e del turismo.

Passiamo al vino:

Questa storia tocca il Salento ma non solo, riguarda la Puglia in generale.

Qual’è il vino più noto del Salento? Il primitivo di Manduria. Per chi non fosse ferrato in geografia Manduria è sia nel Salento che in provincia di Taranto perché il Salento non si racchiude solo nella provincia di Lecce, ma si estende anche in parte di quella di Brindisi e di Taranto.

Altra parte del mondo: La California. Per le sue caratteristiche pedoclimatiche è la regione migliore degli USA per produrre vino; in California accanto ai quattro maggiori vitigni importati dall’Europa, vi è lo Zinfandel, tradizionalmente riconosciuto come unico vitigno californiano, questo almeno fino a qualche decennio fa, quando i vari dubbi sulla sua origine, si tramutarono nella infondata credenza che fosse originario della California. Eppure metà della storia la si sapeva già: nel 1829 questa vite fu portata dall’Europa, dai vitigni dell’impero austroungarico.

Nel ’90 furono poi fatte delle analisi, e si capì che in pratica non solo lo Zinfandel deriva dallo stesso vitigno del primitivo di Gioia del Colle (stesso vitigno di quello di Manduria), ma che è praticamente lo stesso.

Fonte http://bressanini-lescienze.blogautore.espresso.repubblica.it/2009/10/04/un-vino-primitivo-in-california/

(Preciso che il vitigno del primitivo venne portato dalla Croazia e poi portato in USA ma in Croazia non si coltiva più per una epidemia di filossera che si abbatté, all’epoca, sulle viti).

Quindi tutta la pubblicità sulla originarietà del vino californiano ora va a farsi benedire. Ovviamente i vini californiani si vendono benissimo e non solo negli USA, ma c’è da capire che vengono tutti da vitigni europei ed in particolare da uno pugliese.Vale la pena comprali da li?

Il punto è che questo suona come un altro attacco alle nostre tradizioni ma concediamo ai californiani il beneficio dell’ignoranza di allora.

Ovviamente tutta la faccenda ha dato molto risalto al Primitivo, sia di Manduria che di Gioia.

E l’olio?

Abbiamo scritto del Tabacco ormai defunto, del vino rinvigorito nonostante tutto, e l’olio?

Intanto dal punto di vista del mero utilizzo, e della salute, chi spicca tra i tre è appunto l’olio. L’olio aiuta a star bene, è un alimento organoletticamente completo, con la presenza dei polifenoli, che a volte danno anche quel gusto amarognolo e piccante.

Anche dal punto di vista della pianta cambia la prospettiva: il tabacco lo si tagliava subito, il suo ciclo vitale dura un anno, un vitigno lo si può smantellare dopo qualche decade, l’olivo è un albero secolare quindi radicato al territorio, significa che l’ulivo è il territorio.

Ora è arrivata la Sputacchina che porta con se la XYLELLA Fastidiosa.

La storia la riepilogo per chi si fosse perso qualche passaggio.

Qualche anno fa durante un convegno si parla per la prima volta di questa Xylella, un batterio potato da (il cui vettore è) la mosca Sputacchina. Il tutto risulta un po’ sottotono, non destando la minima preoccupazione.

Poi, poco tempo fa vengono segnalati i primi focolai di infezione nelle campagne salentine. Iniziano le prime analisi la situazione sembra allarmante. Trovano la Xylella ovunque anche negli alberi all’apparenza sani, ma si concentrano su quelli secchi e la trovano anche li.

Un giorno qualche contadino “capa tosta” (da noi si dice così) decide di spargere la cenere nei pressi dell’olivo che miracolosamente resuscita, lo stato lo ignora.

Ma il rimedio oramai più diffuso è quello di trattare gli alberi con rame e calce eliminando i funghi, anche questo ignorato dallo stato. Queste “resurrezioni” di ulivi fanno pensare che ci potrebbero essere altre cause concatenate tra loro: la pianta è stressata e per questo subisce l’attacco di agenti patogeni come i funghi che assalgono la pianta, come la falena leopardo o rodilegno giallo (Zeuzera_pyrina), e come anche la Xylella fastidiosa. Questa condizione dell’ulivo sembrerebbe risolversi attraverso qualcosa che eviti lo stress della pianta e che scacci i fungi (es. rame e calce).

Di “resurrezioni” di ulivi ve ne sono, e si attualmente si dovrebbe concludere che non si sa se sia effettivamente la Xylella a causare l’essiccamento, ma l’Italia sotto spinta dell’UE ha voglia di “precauzionarsi”, c’è il pericolo pandemia. Anche se l’UE precisa di estirpare il parassita e preservare la pianta, le linee guida del governo voglio essere più ferree.

Le linee guida sono semplici: “esame visivo”, cioè vedere se l’albero è secco, abbattere anche gli ulivi sani per fare una zona di contenimento e pompare diserbanti per la Sputacchina, tanto per vendere qualche concime di Monsanto e co.

Lunedì i primi abbattimenti e i primi scontri, i giornali chiamano i contestatori impropriamente “ambientalisti” ignorando che quegli ambientalisti non sono altro che contadini, figli di contadini e persone attaccate alla propria terra.

Intanto la Francia, con buona pace della UE, blocca le importazioni di 102 piante dall’Italia perché potrebbero essere infette visto che su di esse si posa la sputacchina

Tutte le notizie le trovate su internet ma per approfondire potete consultare questo documento di Medicina Democratica

Fin qui la storia .

Le considerazioni che posso fare sono:

  1. Apparentemente non siamo più in un regime di schiavitù feudale, ma è ormai chiaro che la schiavitù si attua in altre forme .

  2. I contadini salentini che coltivavano il tabacco puntavano a grandi rese sulle esportazioni, portate avanti da un sistema protezionistico di monopolio. Un sistema del genere cade ovviamente quando manca il sostegno dello stato.

    Attenzione, questo sostegno non è una cosa cattiva anzi le moderne teorie monetarie puntano su quello quando il mercato è a sfavore (ciò comunque non garantiva una vita decente agli agricoltori).Quando il governo poi decise finalmente di asservirsi al dio mercato tutto crollò. Sono altrettanto fallaci i sistemi che puntano a vendere all’estero la produzione.

    La olivicultura ha vissuto di esportazioni all’estremo fino a vendere le proprie olive sottobanco in Toscana e altrove per fare l’olio Toscano. Fino a vendere i propri olivi secolari all’estero. Noi siamo una terra ricca di olio e di olive ma non si può continuare esportando i propri prodotti e morendo di fame qui .

    In Valle D’Itria si sono spinti oltre questo concetto, vendendo i propri trulli a stranieri che ne fanno ville o facendo dei trulli residence, con piscina e prato all’inglese, tanto per buttare acqua che non abbiamo, per i turisti stranieri.

    Stiamo perdendo il contatto con ciò che siamo ed eravamo.

    Persino gli economisti postkeynesiani, come Bill Mitchel, sanno che le eccessive esportazioni per fare cassa sono un male per l’economia nazionale.

  3. Occorre riflettere su un’economia diversa, da un po’ di anni si comprende il concetto legato al cibo con i g.a.s. e i km0 ma occorre andare oltre per svincolarsi dal potere schizoide.

  4. Va pensata un’agricoltura diversa, dirigendosi non solo a quella biologica ma anche alla biodinamica o alla permacultura. Pensare che il territorio non va stressato. Il tabacco, il vino e l’olio sono ormai alla stregua di colture intensive se paragonate allo spreco di risorse e utilizzo della chimica, in Puglia la tendenza si sta invertendo ma occorre fare molto di più.

  5. La lotta che si è manifestata lunedì va continuata ad oltranza in maniera sistemica, serve nuovo No-Dal-Molin nel Salento

  6. Per svincolarsi dal potere servono le comunità. Occorre arrivare a pensare a comunità autosufficienti.

    Sappiamo che le masserie di un tempo (con decine e decine di individui all’interno) agivano come comunità ma avevano un vertice, la struttura delle comunità odierne deve essere diversa. In Puglia ci sono buoni esempi come “Urupia” in Valle D’Itria e “Il giardino della gioia” nel Foggiano.

    Aggiungo però che ogni comunità deve avere consapevolezza degli strumenti del potere.

  7. Il potere agisce con la forza delle istituzioni mai volute dal cittadino (vedi UE), approfitta di ogni cosa. Ora è diventato più furbo: prima la peronospora era naturale, ora vai a capire cosa ci sia dietro al batterio degli ulivi; chi gestisce il potere usa la paura dell’epidemia per far abbattere gli alberi;

    Allo stesso modo con cui ha agito con la leva del debito pubblico (che in realtà non è un problema) inginocchiando economie ricche di beni ma povere di mezzi di transazione (denaro). .
    In questo caso il piano è quello di stroncare l’economia dell’ulivo per fondare un’economia basata su qualcosa tipo OGM, o magari olivi OGM (sembra che non esistano ma chi lo sa davvero?), o magari grandi industrie straniere che asfaltino gli agri salentini…

    Il piano include sempre il blocco delle esportazioni ed è in questo caso che servono le microcomunità. Che te ne fotte delle esportazioni se hai un circuito di vendita sotto casa?

  8. Va aggiunto una cosa però: il potere ha agito benissimo fino ad ora, inginocchiandoci con l’economia basata sull’euro e le restrizioni praticate dall’eurozona. Svincolarsi, da ciò, diventa più difficile di quello che potrebbe accadere in una economia con moneta sovrana.

Per ora chiudo qui

Buona lotta a tutti

Approfondimenti:

Medicina democratica